The Call - Non rispondere (2003)

Giappone 2003
Titolo Originale: Chakushin ari
Regia: Takashi Miike
Sceneggiatura: Yasushi Akimoto, Minako Daira
Cast: Kou Shibasaki, Shinichi Tsutsumi, Kazue Fukiishi, Anna Nagata, Mariko Tsutsui, Yutaka Matsushige
Durata: 106 minuti
Genere: Horror

La trama in breve: Yoko trova sul proprio cellulare un messaggio in segreteria, post-datato, nel quale sente la sua stessa voce urlare, un attimo prima di morire. Il giorno seguente, all'ora esatta del messaggio Yoko muore investita da un treno in circostanze misteriose.

Nell'ultimo periodo, come saprete, ho iniziato a recuperare molti horror provenienti dall'Oriente. Nel corso degli ultimi mesi ho recensito su questi schermi "Shutter" e "The Eye", thailandesi, "The Maid - La morte cammina tra i vivi", di Singapore, "The Red Shoes", coreano. Oggi è finalmente giunto il momento di parlare di una produzione giapponese, anche se molti sono i titoli che ho intenzione di recuperare del genere e molte le cose di cui parlare e molti anche i titoli di cui già dispongo per una futura visione.

Di "The Call" avevo sentito parlare quando vidi, per la prima volta, il remake americano di questa pellicola, che mi aveva praticamente lasciato indifferente. Siccome però per gli horror più che la trama ad essere davvero importante sono l'atmosfera e la realizzazione ho pensato che prima o poi sarebbe stato il caso di vedere anche l'originale da cui il film era tratto. E siccome il modo di fare horror dei giapponesi mi piace molto di più rispetto alla maniera statunitense, la possibilità andava data per forza.

Innanzitutto il film parte da un'idea molto carina, ovvero quella per cui la morte di una persona sarebbe preannunciata da un messaggio in segreteria lasciato dalla persona stessa un attimo prima di morire. L'assurdo della faccenda è il fatto che la persona vede recapitarsi un messaggio in segreteria postdatato, sentendo la sua stessa voce l'attimo prima di morire. Grandissima idea che più che altro provoca una grandissima inquietudine nello spettatore, soprattutto nel momento in cui poi la morte effettivamente si verifica. D'altronde l'idea di utilizzare come mezzo di morte uno degli strumenti più utilizzati in questo periodo (e che nel 2003 era ancora quasi a livello embrionale, basti pensare all'evoluzione subita in soli dieci anni) è di sicuro inquietantissima, ancor di più se si pensa di farlo in un periodo in cui tutti avevano un cellulare, ma ancora non era un fenomeno totale come ora.

L'atmosfera tra le altre cose è inquietantissima, ma solitamente a rendere le storie dell'orrore orientali davvero affascinanti è la storia che sta dietro, solitamente una storia drammatica e di violenza. In questo caso tale componente viene giocata benissimo dagli sceneggiatori e messa in scena ancora meglio, con una serie di colpi di scena finali che lasceranno lo spettatore col fiato sospeso fino all'ultimo secondo!

Voto: 8-

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