The Birth of a Nation - Il risveglio di un popolo di Nate Parker (2016)

USA 2016
Titolo Originale: The Birth of a Nation
Regia: Nate Parker
Sceneggiatura: Nate Parker
Cast: Nate Parker, Armie Hammer, Mark Boone Junior, Aja Naomi King, Colman Domingo, Aunjanue Ellis, Dwight Henry, Esther Scott, Jason Stuart, Roger Guenveur Smith, Gabrielle Union, Penelope Ann Miller, Jackie Earle Haley
Durata: 119 minuti
Genere: Drammatico


Dopo tre anni dall'uscita di "12 anni schiavo", nei cinema di tutto il mondo si torna a parlare di schiavitù, con l'esordio del regista Nate Parker - acclamatissimo all'ultimo Sundance Film Festival, il più famoso festival cinematografico per i film a produzione indipendente - e con il film "The Birth of a Nation". Subito dopo la presentazione il film era dato come papabile all'Oscar come miglior film, ma le sue quotazioni sono scese inesorabilmente con il passare delle settimane, complice l'accusa di stupro subita dal regista uscita proprio nel periodo di massima influenza del suo film. Io, d'altro canto, quando guardo un film cerco sempre di dimenticarmi di chi è o di cosa sia accusato il regista o i suoi protagonisti e cerco sempre di valutare quello che è il suo valore artistico - per quel che ne sono in grado -, altrimenti, tanto per fare un esempio, mi sarebbe molto difficile considerare grandi film i lavori di Lars Von Trier che spesso ha esternato idee molto vicine a quelle del nazismo. Per questo mi sono avvicinato al film completamente scevro da ogni pregiudizio e con l'intento di godere di un lavoro che, come riconosciuto da molti, fosse artisticamente valido a prescindere dalle accuse subite dal regista, che si sa, spesso e volentieri influenzano soprattutto quelli che sono i gotha del cinema mondiale più che il pubblico in sè.
"The Birth of a Nation" vuole essere una pellicola provocatoria: il titolo d'altronde parla chiaro, soprattutto se, andandosi un po' ad informare, si viene a sapere che è lo stesso titolo dato ad un film muto del 1915 che, al contrario di questo, era un film che spudoratamente glorificava il Ku Klux Klan. Qui però si parla di schiavismo e il film in questione si vuole contrapporre, soprattutto per quanto riguarda le tematiche trattate, a quelli che erano i messaggi mandati dal suo omonimo del 1915, innanzitutto raccontandoci quella che era la situazione degli schiavi: cose sicuramente già viste, anche in "12 anni schiavo", ma che alla fine ottengono più o meno sempre lo stesso effetto, ovvero quello di dare un po' fastidio al pubblico che guarda. La mercificazione delle persone, viste come bestie o come animali da addestrare, un chiaro esempio è il protagonista Nat Turner, interpretato dallo stesso Nate Parker, cui viene insegnato a leggere e a studiare la Bibbia per diventare un predicatore per i suoi compagni di schiavitù.
Solitamente, quando in un film si contrappongono due componenti, una riflessiva e dialogata e l'altra con un po' più di azione, preferisco quella dialogata. "The Birth of a Nation" è un po' l'eccezione che conferma la regola, dato che è il momento storico che vuole narrare il film, ovvero quello della ribellione del 1831 per la liberazione degli schiavi in Virginia, che il film assume un diverso gusto rispetto ad una parte iniziale forse eccessivamente verbosa e a tratti anche un po' lenta. E' infatti quando il film dà libero sfogo alla violenza ella rivolta che il film riesce a dare il meglio di sè, rivelandosi in tutta la sua potenza narrativa e parlandoci di un popolo, quello afflitto dalla schiavitù, riuscito a liberarsi solo dopo enormi lotte e dopo essersi lasciato alle spalle tante morti.
Un cambio di registro nella seconda parte che si vede molto bene anche per quel che riguarda lo stile registico di Nate Parker, che nella prima parte non è certo miracoloso, mentre nella seconda parte utilizza delle inquadrature interessantissime, utilizzando in maniera efficace anche i vari rallenty che solitamente non mi impressionano più di tanto. Nonostante tutto, non ritengo "The Birth of a Nation" il miracolo cinematografico del 2016, quanto più che altro un buon film con dei messaggi netti e decisi e con una narrazione potente ed efficace: giusta è stata l'ottima accoglienza all'ultimo Sundance Film Festival, così come ingiusto mi pare il boicottaggio della critica americana dopo le accuse - tra l'altro vecchie di ben diciassette anni - al regista.

Voto: 7

Commenti

  1. Non l'ho ancora visto, ma il politicamente corretto degli americani lo odio.
    Per carità, saranno pure vere le accuse (boh), però scindiamo le due cose.
    Ora hanno rispolverato pure la storia di Bertolucci e del Burro. Polanski pare un mezzo pervertito, eppure, e vedi come gira. :)

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  2. Non ha la stessa potenza di 12 anni schiavo, però qualche buon momento lo offre.
    Da un film tanto osannato al Sundance mi aspettavo uno stile più indie e alternativo, invece l'ho trovato un po' patinato.
    Nate Parker comunque mi sembra un attore e regista promettente e, se non continuerà a essere boicottato, potrebbe tirare fuori cose ancora più interessanti in futuro.

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